Addio al grande maestro Bernardo Bertolucci
Si è spento oggi – lunedì 26 novembre – l'ultimo grande maestro del cinema italiano del Novecento. Il regista Bernardo Bertolucci aveva 77 anni ed era malato da tempo. Le sue condizioni di salute, negli ultimi anni, lo avevano tenuto lontano dal set, da quell’amore incondizionato per la settima arte, per cui si era trasferito da Parma (dov’era nato il 16 marzo 1941) a Roma. Autore lucido e persino spietato, in grado come pochi di vivisezionare le tensioni sociali e le inquietudini esistenziali del XX secolo, Bertolucci ha dato forma alla propria idea di cinema, contaminando l'ideologia comunista di Marx con la dottrina psicanalitica di Freud e le istanze sperimentatrici della Nouvelle Vague.
Nella capitale prende il via la straordinaria avventura cinematografica di Bertolucci, prima come assistente di Pier Paolo Pasolini per Accattone (1961) e poi come regista esordiente del film La commare secca (1962), tratto da un soggetto dello stesso Pasolini. Considerato a posteriori il manifesto della Nouvelle Vague italiana, Prima della rivoluzione (1964) è il secondo lungometraggio diretto da Bertolucci, che successivamente si mette alla prova come co-autore del soggetto di C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Il suo terzo film da regista è Partner (1968), seguito da un episodio del film collettivo Amore e rabbia (1969), ma è con Il conformista (1970) – tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia – che Bertolucci riscuote successo per la prima volta, convincendo sia il pubblico che la critica e ricevendo una candidatura all'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.
Dopo aver diretto Strategia del ragno (1970), Bertolucci si impone come cineasta internazionale, autore trasgressivo, capace di scandalizzare, ma anche generare consensi, confermati dalla nomination all'Oscar come miglior regista per Ultimo tango a Parigi (1972), con Marlon Brando e Maria Schneider intensi protagonisti di un conturbante e drammatico film erotico, che subisce sequestri censori e frutta al regista una condanna per oscenità, ma soprattutto un posto privilegiato nella storia del cinema. Il successo è bissato con Novecento (1976), storia di vita e amicizia di un proprietario terriero (Robert De Niro) e un contadino (Gérard Depardieu), sullo sfondo dei conflitti sociali e politici che hanno dilaniato l’Italia nella prima metà del XX secolo. Dopo un cast internazionale e tematiche dall’enorme portata storica, Bertolucci avverte l’esigenza di un cinema più intimista, che trova forma nei film La luna (1979) – sui temi della droga e dell'incesto – e La tragedia di un uomo ridicolo (1981), incentrato sulle difficoltà nei rapporti tra genitori e figli, a cui il regista guarda con poetica amarezza.
Il coronamento di una carriera ricca di soddisfazioni arriva con il kolossal L'ultimo imperatore (1987), ispirato all'autobiografia del sovrano cinese Pu Yi, che si aggiudica ben nove premi Oscar, tra cui miglior film, migliore fotografia, sceneggiatura non originale e soprattutto regia. Così, Bertolucci si distingue come l'unico italiano ad aver vinto questo prestigioso riconoscimento, oltre al Golden Globe e a numerosi altri premi. Il grande maestro continua ad ammaliare le platee con Il tè nel deserto (1990), con John Malkovich e Debra Winger nei panni di due coniugi che intraprendono un viaggio in Africa, dove si misureranno con la carnalità e la morte.
In seguito, il regista italiano dirige Keanu Reeves nell’affresco denso di spiritualità del Piccolo Buddha (1993) e ritrova una delle sue attrici preferite, Stefania Sandrelli, in Io ballo da sola (1996), educazione sentimentale e sessuale di una ragazza americana (Liv Tyler) in Toscana. Dopo il dramma da camera de L'assedio (1998), arriva un nuovo scandalo, provocato dall’erotismo cinefilo di The Dreamers - I sognatori (2003), ménage à trois fra tre giovani francesi in pieno '68. Già fiaccato dalla malattia, Bertolucci dirige il suo ultimo film a distanza di nove anni: Io e te (2012), tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, è un intenso incontro-scontro tra un fratello e una sorella molto diversi, che scoprono un’inaspettata e profonda sintonia.